A CURA DI MIRELLA CARACCIOLO
 

Andrea di Robilant: sulle tracce
di una rosa perduta

La stanza di questo mese, pur essendo un attraente spazio pieno di quadri e di opere d’arte in un bel palazzo Romano inizi Novecento, è la scusa per parlare non solo di Andrea di Robilant, che questa stanza la abita assieme alla moglie Alessandra e ai figli, ma anche, e soprattutto, del suo ultimo libro pubblicato in questi giorni: Sulle tracce di una rosa perduta, editore Corbaccio. Giornalista, laureato in Storia e Relazioni Internazionali alla Columbia University di New York, di Robilant è un grande narratore che si è fatto conoscere (all’estero forse ancor più che in Italia) per una serie di racconti storici che si leggono come dei romanzi e che ruotano attorno a personaggi e carteggi Settecenteschi, da lui ritrovati, in particolare i Mocenigo, storica dinastia veneziana da cui discende la sua famiglia.

 “Questa storia è nata per caso, un giorno d’estate quando andai a visitare Alvisopoli, un borgo ideale creato alla fine del Settecento in Veneto da Alvise Mocenigo, mio antenato”, racconta.

Un contadino del luogo lo condusse a visitare l’antico parco ormai inselvatichito. “Abbiamo raggiunto una radura ed ecco apparire, come una visione, delle rose meravigliose di un colore rosa argentato con leggere venature e un profumo indimenticabile di lampone misto a pesca e agrumi”, racconta.
Gli abitanti del luogo l’avevano chiamata “rosa moceniga”, in tributo agli antenati di Andrea, ma in realtà di quella rosa non si sapeva nulla. Né la provenienza né, tantomeno, il nome. Qualche mese dopo, leggendo un diario di Lucietta Mocenigo, Andrea ha scoperto che quelle rose erano legate al destino avvincente della sua antenata.

“Durante un lungo soggiorno a Parigi agli inizi dell’Ottocento”, racconta, “spronata dalla sua grande amica Josephine Bonaparte, l’ex Imperatrice che si era ritirata nello Chateaux della Malmaison dopo il divorzio da Napoleone, scoprii che Lucietta si era dedicata allo studio della botanica guidata dal grande studioso Desfontaines, che aveva la cattedra al Jardins des Plantes di Parigi”.

Crollato l’Impero Napoleonico, Lucietta tornò a casa carica di semi e talee che piantò ad Alvisopoli. “Le rose nel bosco erano l’unica traccia di un percorso affascinante che ero determinato a scoprire”. Il risultato della sua ricerca è questo racconto di passione botanica, e di storie umane, che si legge come un romanzo di avventura piena di colpi di scena. “Una ricerca un po’ corale con tante persone che mi hanno aiutato e che sono diventati personaggi del mio racconto”, spiega. Parte del libro Andrea l’ha scritto nella sua casa di Venezia, dove ha un giardino ormai pieno di rose “mocenighe”. Altre pagine sono state scritte in questa stanza romana che anch’essa riverbera di presenze famigliari. Come il quadro tondo che rappresenta la battaglia di Lepanto, proveniente da Palazzo Mocenigo a Venezia, la scrivania, anch’essa di famiglia, e molte opere della madre americana, Elizabeth Stokes e del fratello, l’artista Tristano di Robilant. Sulle tracce di una rosa perduta, Editore Corbaccio, è in libreria.