A tu per tu con Betty Soldi, fucina creativa di AdAstra (e non solo!)
A Firenze, non lontano dal Ponte Vecchio, c’è l’hotel AdAstra, un omaggio alla torre d’osservazione delle stelle del Giardino Torrigiani. Si trova al piano nobile di un grande Palazzo, la cui famiglia nobiliare abita ancora al piano terra, ed è animato da una figura a dir poco magica. È Betty Soldi, un fiume in piena di parole, entusiasmo e creatività.
- Fiorentina di nascita, londinese d’adozione, imprenditrice immersa nel mondo dell’arte: chi è Betty Soldi?
Semplicemente una calligrafa anglo-italiana che non ama limitarsi all’inchiostro e alla carta. Dalla Scuola d’Arte e Restauro di Palazzo Spinelli al Ravensbourne College, il mio percorso – scolastico prima e professionale poi – è stato improntato alla ricerca del soddisfacimento delle passioni, anche quelle più ardite.
Credo che la creatività possa infatti essere portata in vita in molti modi diversi: è l’espressione di chi sei e cosa ami, ed è soprattutto un modo per perdersi e ritrovarsi. Mio marito Matteo Perduca è un avvocato che cela un’anima artistica, e le nostre personalità sfaccettate si pongono alla base di tutto ciò che creiamo. Lo stile di AdAstra riflette il nostro modo d’essere: eclettico e accogliente, classico e vibrante, vintage ma elegante.
Uscire a riveder le stelle
2. È probabilmente la dimensione più tua: la calligrafia, quell’arte della bella scrittura vissuta più come stile di vita che come strumento. Hai prestato il tuo pennino a matrimoni, loghi e marchi, e da qualche anno è al servizio di &Co, il tuo Calligraphy & Design studio con sede a Firenze (qui vi abbiamo raccontato il workshop natalizio). In inglese verresti definita come “wordsmith”, un’artigiana della parola nel senso più pieno del termine: come è nata questa passione? E qual è la parola più bella che hai mai scritto?
Ho sempre fatto degli studi accademici, non nasco propriamente “artista” e quindi mi reputo anche una “creative thINKer”: mi piace dare uno spessore di ragionamento e spiegazione a tutto quello che faccio – infatti sono sia calligrafa che grafica, ed è abbastanza raro trovare qualcuno che unisca le due arti. Ma proprio questo è stato il mio punto forte: spesso sono stata richiesta nel mondo del packaging per la mia peculiarità. Non a caso ho ideato e sviluppato packaging per profumi, biscotti, cioccolatini, delizie che hanno bisogno di esprimersi all’esterno di un involucro dove sono rinchiuse!
Wordsmith mi appartiene perché amo guardare ed esprimere cosa e come si scrive: “writing is thinking on paper”. Credo tantissimo nella trasmissione dalla testa al cuore alla mano: è proprio un passaggio non solo fisico ma illuminato, di quella magia che esce dalle mani (tutti noi l’abbiamo, ma in pochi manifestano!).
La più bella parola scritta cui faccio spesso ritorno è stargazing, che ha sia il significato di perdersi nello sguardo delle stelle notturne, ma anche di sognare ad occhi aperti di giorno. È quindi perpetuo:
star·gaze
-
to gaze at or observe the stars.
-
to daydream.
L’altra parola che ho ideato con mia figlia e’ Almamma – lei si chiama Alma e siamo molto unite, ha 8 anni e ci divertiamo a creare tante nuove parole insieme, specialmente quando le faccio notare che alcune parole inglesi sembrano uguali ma hanno vari significati, dipende da come vengono usate.
- La tua personale ricerca della bellezza passa anche per la passione per il packaging e per la messa a punto del look and feel di alcuni negozi. Come a dire, quando l’arte dell’artigianato sposa quella del design: un percorso che naturalmente doveva sfociare in un progetto come AdAstra. Com’è nato questo Hôtel Particulier?
Avevamo aperto un altro albergo, SoprArno Suites, solo un anno prima. Non siamo albergatori, per questo motivo abbiamo deciso di raggruppare delle persone che credevano nel progetto. Ognuno di loro ha portato il proprio punto di forza: io mi sono occupata di sviluppare l’identità e il linguaggio visivo, curando anche la parte delle pubbliche relazioni; mio marito Matteo ha acquistato tutti i mobili e l’oggettistica, progettando gli interni fin nel minimo dettaglio. C’è poi stato Francesco Maestrelli, che ha mutuato la sua abilità architettonica per trasformare una serie di stanze da ufficio in camere da letto con bagni. Una menzione d’onore va al carpentiere, che ha decisamente aggiunto il suo magico tocco!
Sulla scorta di questa esperienza ci siamo guardati attorno e ci siamo imbattuti nella sensazionale terrazza della villa dei Marchigiani Torrigiani: sapevamo che doveva diventare qualcosa di straordinario. Dopo sei mesi di lavoro, le porte sono state aperte!
- Soffitti affrescati, pareti tappezzate di copertine di Playboy, mobilio d’antiquariato, un tripudio di opere d’arte: sembra che AdAstra viva in una dimensione tutta personale. Come definiresti il tuo stile, e in che modo ha influito nella definizione identitaria dell’hotel?
L’hotel ha in effetti una personalità interessante, che non è mai emersa “in anteprima” (ad esempio con il rendering), ma che è nata strada facendo, accostando di volta in volta oggetti trovati da Matteo. Ogni volta che una stanza è finita mi rendo conto di aver davanti uno spazio di cuore vivente, che rendo ancora più mio scrivendo a mano “sweet dreams” o “sogni d’oro”. È attraverso questi dettagli che si avverte la passione e la cura con cui abbiamo realizzato tutto. Personalmente ho curato la direzione creativa dell’hotel, dal marchio alla tote bag di benvenuto, tutti gli elementi che aggiungono valore ad un’atmosfera informale ma curata.
È chiaro, il gusto dell’arredo e dei mobili lo ha implementato Matteo: io sicuramente gli servo da musa, e infatti siamo un bel team! Una volta che è tutto pronto, aggiungo un dettaglio qua e là: sono proprio questi tocchi ulteriormente personali e personalizzati ad essere apprezzati. Lo scritto a mano, ad esempio, serve come ricordo che qui veramente è intervenuto qualcuno di vero, che dietro a tutto c’è un’anima viva che si esprime…
Le stelle ci sono sempre, anche di giorno
- Ogni scarrafone è bell’ ‘a mamma soja dice il proverbio, ma avrai senz’altro una stanza preferita: quella che più ti rappresenta o che, più semplicemente, ti fa sentire a casa. Qual è?
Lo ammetto: ci siamo divertiti a mescolare stili e colori diversi, infatti ogni stanza parla in modo differente, ed è bello scoprire come il caso assegni una stanza all’ospite, regalandogli un’esperienza unica. ‘Arte’ per noi non significa solo un dipinto su un muro, bensì dare a una stanza – in realtà ad ogni spazio – una precisa personalità. Anche se SoprArno ha un aspetto più industriale e urbano, AdAstra risulta raffinata per la sua storia e la sua posizione, fondendo dettagli d’interni italiani degli anni ’50, ’60 e ’70 – il periodo d’oro di materiali e forme interessanti nel design!
I miei pezzi d’arte preferiti sono gli originali soffitti affrescati, che restano il punto di partenza per temi o colori per dare vita agli spazi. Ho comunque una camera preferita: è la stanza n. 3, per l’elegante lampadario originale, splendido anche da spento durante il giorno (quando brilla nella luce e nel modo in cui i suoi colori funzionano all’interno dello spazio). E il parquet originale è incredibile… oh, e anche il bagno freestanding in tutte le camere da letto – questo è un ingrediente unico, difficile da trovare in Italia!
Sopra alla vasca ho applicato dei dettagli di gesso che di solito sono usati come cornici del soffitto, e poi ho voluto applicarli come se fossero delle stelle nel cielo eau de nil (ndr. un colore verde pallido). Dopo tutto il nome deriva dal motto “AdAstra per aspera” e dobbiamo ricordarci che le stelle ci sono sempre, anche di giorno… e poi si apre sulla terrazza meravigliosa che guarda il Giardino Torrigiani!
- Si diceva dunque che la tua formazione è d’impronta inglese, ma ha un respiro italiano: in che modo riesci a combinare queste due anime all’interno delle tue attività?
La mia famiglia lavora nel mondo della pirotecnica artigianale fiorentina fin dal 1869, quindi nelle mie vene scorre senz’altro sangue italiano (e infatti ora mi piace dire che faccio dei fuochi d’artificio con l’inchiostro!). Pur avendo Firenze nel sangue, ho vissuto a Londra per 35 anni: ho avuto la fortuna di incontrare Matteo, italianissimo ma anglofilo. Insieme siamo attratti dall’eredità vittoriana di Londra, pur non disdegnando il mondo del design londinese contemporaneo.
Ciò che mi rende quel che sono è la combinazione locale fiorentina e internazionale inglese. Ho un modo di pensare strutturato, afferente al mondo anglosassone, ma mi esprimo in maniera estremamente passionale, cioè all’italiana!
Non posso però dimenticare che vengo da Londra, che è una meritocrazia – lì mi sono state offerte tante opportunità, soprattutto per fare cose che non avrei mai pensato mi appartenessero, e proprio da lì ho ereditato quell’atteggiamento di voler applicare la mia arte, i testi e parole che mi parlano, anche ad oggetti o pareti o tessuti o qualsiasi altro elemento oltre alla carta e all’inchiostro tradizionale.
La doppia anima di Firenze
- AdAstra sorge nell’Oltrarno, più lontano dal brusio di Piazza del Duomo. Eppure (più di) qualcuno lo definisce “la vera Firenze”: ci sveli il segreto di questo quartiere?
Esattamente. Nell’Oltrarno c’è un’aria ancora vera, autentica, originale – a volte passano delle settimane senza che attraversi i ponti per entrare nel brusio turistico (che rende vivere a Firenze sempre più difficile). Il bello è che attraversare il ponte nell’altra direzione e avventurarsi verso la rive gauche di Firenze già predispone un traveller curioso, in cerca dell’insolito. Sicuramente negli ultimi anni l’Oltrarno sta vivendo una sua rinascita, con artisti di tutti i tipi che provano magari con gli affitti più abbordabili del centro ad aprire botteghe, e questo vuol dire posti indipendenti, con cura e gusto e personalità.
- Una lezione che vorresti condividere?
Cerca di circondarti di elementi originali e autentici, che possano raccontare te, tutto ciò che ti appartiene e le tue esperienze di vita. Se ascolti, le cose ti parlano – e possono raccontarti la tua vera essenza.