A casa d’Urso, sulla costiera amalfitana, Benedetta Soresina ha ingentilito gli interni di impronta maschile anni 70 con interventi di decoro e l’aiuto di artigiani. A Casa d’Urso si arriva, da terra, salendo molte rampe di scale e percorrendo strette stradine scavate nella roccia. Dal mare, sul quale si affaccia, l’approdo è più agevole.
L’origine è incerta (forse era un’antica capitaneria di porto, forse una tonnara) come il periodo di costruzione. Acquistata negli anni 70 da Sandro d’Urso, avvocato napoletano di grande charme, fu riadattata da Gae Aulenti che tagliò i muri seguendo uno stile pulito e razionale, tipico del periodo. Dell’arredo, spartano, si occupò Carla Venosta, interior decorator. In seguito, Casa d’Urso, fu forgiata soprattutto dalla personalità del suo proprietario che la amò molto, insieme alla costiera (conosceva le antiche scale millenarie e amava percorrerle), al mare e alla sua famiglia.
Sandro era un uomo aperto e curioso, con un approccio straordinario con le persone. Generoso, intelligente e spiritoso, ha conosciuto tutti i potenti del tempo. I suoi amici appartenevano a ogni ceto sociale.
Possedeva quell’eleganza arcaica e raffinata dei signori napoletani, amava la cultura e gli artisti, fra i suoi amici Cesare Garboli e Giosetta Fioroni. Uomo di mare e sportivo spericolato, grazie alla comune passione delle barche, aveva cementato un duraturo sodalizio con Gianni Agnelli. Benedetta Soresina, che si è occupata della recente ristrutturazione, racconta: “La casa, in stile anni 70, aveva un carattere maschile. Gli interni, essenziali, con pochi mobili, poltrone da club inglese, qualche pezzo di design dell’epoca, contrastavano con la natura rigogliosa che la circondava. La cucina era invece ben attrezzata e si intuiva che si cucinava tanto e bene”. Chiamata per regalare un tocco di grazia femminile agli interni, Benedetta che non voleva cambiarne l’impronta, è entrata “in punta di piedi”. “Avevo un timore reverenziale. Sandro d’Urso era l’anima della casa e, se ne avvertiva la presenza.
Si capiva dagli ambienti che il proprietario amava la misura e la semplicità. Niente di artefatto o sofisticato rientrava nelle sue corde”. Benedetta, seguendo la personalità della casa, ha eseguito interventi di decoro misurati, dal trompe l’oeil della sala da pranzo, alle stoffe colorate dei cuscini e dei paralumi.
Casa d’Urso, Natale in tavola
La cucina di Casa d’Urso era rinomata in tutta la costiera per la sua qualità. Le ricette, sartù, spaghetti, fritti, pasta con il pesce, alici in tortiera, erano eseguite “comme il faut”, seguendo l’antica tradizione napoletana, semplice e raffinatissima. Indimenticabili le pizzelle e i panzerotti (quest’ultimi a base di pasta fritta che nel cuocere si gonfia con dentro un pezzetto di acciuga), che venivano serviti caldissimi per la gioia degli ospiti. La tradizione culinaria napoletana prevede per la vigilia di Natale un menu di magro: immancabili gli spaghetti con le vongole, la spigola, i broccoli e, come dolce, gli struffoli. Il 25 di dicembre invece si mangia di grasso; brodo e cappone non devono mancare. Le ricette della tradizione settecentesca e dei più famosi“monsù” (da monsieur, così venivano chiamati dai napoletani i cuochi francesi chiamati dalla corte borbonica) sono ben raccontate nel libro di Franco Santasilia di Torpino, “La cucina aristocratica napoletana”.
Raffinato decor
Benedetta Soresina Corti ([email protected]), decoratrice milanese, ha lavorato per lunghi anni a “Il Cancello” con Daria Modiano, scenografa e pittrice, occupandosi di design e arredamento (ilcancello.it). A Casa d’Urso Daria ha dipinto il trompe l’oeil della sala da pranzo. Benedetta ha ripreso in mano l’arredo di ogni stanza; nuovi tessuti, alcuni mobili sostituiti o ripristinati, qualche tocco femminile come il pavimento di legno del piano inferiore dipinto con motivi kilim. Per i tessuti ha scelto colori caldi e molte righe allegre di Mimma Gini (tessutimimmagini.com).
Costanza Algranti, che lavora su stoffe e materiali di recupero ha dato il suo contributo alla rimise en forme con interventi spot (costanzaalgranti.it). “Gli artigiani locali, dal fab-bro al falegname, sono stati bravi e preziosi nel trasmettere la tradizione della costiera”, aggiunge Benedetta. “Solo due stanze sono rimaste intatte: la camera da letto padronale e il bagno contiguo con le maioliche campane. Erano ancora perfette, con un’impronta anni 70 che ne aumentava lo charme.