Nel giardinaggio esistono due tipi di giardinieri: quelli che cercano di ESSERE giardinieri o almeno ci provano e quelli che dicono di FARE i giardinieri. Ma dove sta la differenza? Io ho sicuramente iniziato – e penso che valga per molti di coloro che si avvicinano a questo mondo – con il partire dalla categoria del FARE il giardiniere. Anche se vengo da una famiglia in cui le piante, i fiori e il giardino erano di casa, fin dai primi del 900, a partire da mio nonno che iniziò a fare l’orticoltore, ho sperimentato il mio secondo vero lavoro, dopo una parentesi al chiuso in un ipermercato, che era quello di giardiniere come tutti gli altri lavori, ma con la differenza di svolgerlo all’aperto con tutti i suoi vantaggi e svantaggi.
Un lavoro prettamente esecutivo, dove la regola era, ed è tuttora, quella di sbrigarsi, pulire i giardini e soddisfare le “richieste” dei clienti.
Insomma, quello che oggi chiamo MANUTENTORE. Una definizione che a mio avviso è più vicina al mondo degli oggetti inanimati, della meccanica o dell’edilizia, tanto per fare un esempio, dove il verbo “manutenere” calza a pennello.
L’essere
Poi c’è quella fetta, potrei dire minoritaria, che invece cerca di ESSERE un Giardiniere. Ma cosa significa ESSERE?
A questo verbo si potrebbero legare molte cose: ESSERE qualcuno che va oltre il limite del tosasiepe, cioè l’andare oltre una certa procedura fine a se stessa perché, come ho detto in altri articoli, tutto ciò che facciamo in Giardino ha delle conseguenze.
ESSERE è andare all’essenza della consapevolezza che il Giardino non è un insieme di oggetti di arredo (le piante non arredano un giardino ma lo animano). ESSERE è prendersi cura del benessere non solo delle piante, ma anche del terreno e di tutti gli abitanti del Giardino. Essere pienamente consapevoli che gli alberi, gli arbusti, le erbacee perenni, le erbe e il terreno sono VIVI. Da tutto questo non può che nascere il pensiero di NON VOLER ESSERE un semplice manutentore, ma uno che si prende cura del giardino, che quindi lo rispetta.
Un percorso etico e personale
In realtà, è raro che qualcuno ti indichi che ci sono due modi di diventare giardiniere. Scegliere quale delle due strade intraprendere, è quindi un percorso evolutivo, umano, etico e interiore che non necessariamente tutti sentono crescere dentro.
Si può diventare un ottimo manutentore, attento al modo in cui si interviene nel giardino per operare in modo tecnicamente ineccepibile senza necessariamente doverne sapere di più, sentire il bisogno di andare oltre.
La vita in un giardino
Chi ha invece percepito una presenza, quella della vita intorno a sé, ha sradicato certe convinzioni e si è visto costretto a rivedere il proprio approccio al mondo del Giardino, è sceso dal carro della manutenzione e salendo su quello di chi invece si prende cura di un Giardino.
CURA, il termine più appropriato a mio avviso, per chi ha preso coscienza che il Giardino è una grande famiglia, un grande e complesso capolavoro di vita da accudire, pur restando cosciente che il Giardino è una creazione artificiale e troppo spesso effimera. È il solo modo dell’essere umano di replicare la Natura con tutta la sua bellezza, dentro la propria esistenza.
La scelta di un percorso di rispetto
Il mio percorso è stato appunto questo. E mi rende più sereno aver percepito quanta vita c’è attorno a me in un giardino, in tutte le forme che lo popolano. È fondamentale comprendere che è come un grande spettacolo messo in scena e da cui trarne piacere e gusto ma la cui particolarità, però, è quella di non compiacerci perché, nella maggior parte dei casi, non rispetta il copione che gli vogliamo imporre, ma si muove e si esibisce secondo le proprie regole. Le regole della Natura.
I benefici di prendersi cura del giardino
Alla fine, dunque, la domanda viene spontanea dinnanzi a queste riflessioni: chi è meglio, il manutentore o il giardiniere? In realtà, non è la domanda giusta. La domanda corretta, a mio avviso, è: qual è la differenza tra l’uno e l’altro? E soprattutto per il Giardino, chi è più vantaggioso?
Essendo di parte, cioè dalla parte del Giardino, posso solo rispondere che ESSERE un giardiniere che si occupa della cura, ha più benefici ed è più vantaggioso per il Giardino, perché c’è qualcuno che vive il Giardino come un insieme di vite e di interazioni, mentre il primo si occupa principalmente dell’aspetto tecnico ed estetico.
i diversi bisogni
Se analizzo il motivo per cui, in generale, è stato creato un Giardino, mi permetto di dire che il primo soddisfa pienamente il bisogno umano di dominare la Natura piegandola ai propri voleri. Il secondo, invece, tende a sconvolgere questo approccio. Si potrebbe opporre che è una questione di gusto, oppure scadere nell’annosa e fin troppo facile retorica che riguarda se siano più belli, corretti e rispettosi i Giardini formali o Giardini paesaggistici, se sia meglio la prima o la seconda filosofia.
Fare il manutentore ed essere Giardiniere
Credo invece che non ci si debba concentrare su quale figura di Giardiniere sia migliore, anche se potrei elencare i molti vantaggi dell’ESSERE giardiniere rispetto al semplice FARE. Parlare dei vantaggi per il Giardino ma soprattutto per se stessi, lo farò in un altro capitolo. È invece essenziale capire quanto sia importante la qualità con cui ci si approccia a entrambe le figure.
Ultimamente, la figura del manutentore non può essere associata perlopiù a un’alta qualità di esecuzione – e lo dico con rammarico – perché è finalizzata essenzialmente alla velocità del lavoro a scapito della tecnica corretta, che peggiora la qualità e la salute dei nostri Giardini.
Mi sento di dire invece che, per il bene del Giardino, dovremmo cercare di essere migliori manutentori e, se possibile, cercare invece di prendercene veramente cura imparando ad amarlo e rispettarlo come essere vivente e non come oggetto.
Andrea Iperico
©Villegiardini. Riproduzione riservata
Ti potrebbero interessare anche: