TESTO DI ALESSANDRA MATTIROLO/FOTO DI ENRICO CONTI

Nella Milano del 500 tra le Stelline e Santa Maria delle Grazie, in un palazzo elegante, c’è la casa di Emanuele Sella a pochi passi dal Cenacolo di Leonardo

“Quando la sera mi chiudo la porta alle spalle, sono l’uomo più felice del mondo”. Emanuele Sella non ha dubbi: “Con la mia casa è stato amore a prima vista”. Si trova a Milano, di fronte alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie dove è custodito il cenacolo di Leonardo. In un bell’edificio cinquecentesco,  Emanuele, tornato scapolo dopo la separazione, ha scelto il suo luogo ideale. “Perfetto per contenere i miei mobili e gli oggetti di cui sono molto geloso”, dice. E subito a dare il benvenuto c’è il busto di Gregorio Sella, ex deputato del parlamento subalpino e zio di Quintino, ministro delle finanze che nell’Italia in crisi dopo l’unificazione, riuscì nel miracolo di portare i conti in bilancio. Piemontese, legatissimo al suo passato familiare, Emanuele non poteva che scegliersi un architetto torinese per aiutarlo a “mettere su casa”. Elio Cuniberti ha capito subito le esigenze del suo cliente-amico, e insieme sono riusciti nell’impresa di trovare la perfetta sintesi tra la solida tradizione sabauda e il gusto personale del padrone di casa. Così, l’antico cassettone intarsiato del Seicento assume nuova leggerezza contro la parete giallo – oro del soggiorno e la grande cassaforte fine Ottocento troneggia con la sua maestosa serratura tra le tende rosse e svolazzanti, controllata dallo sguardo attento dell’adorato padre Gregorio (ritratto da Anna Sogno), che vi aveva sempre custodito gli ori di famiglia. Il rapporto padre-figlio è presente in tanti altri dettagli della casa. Piccoli ricordi, come i numeri delle piste di sci di Claviere appese in corridoio, le sedie “Gondoles” della vecchia sala da pranzo, ora distribuite in giro per l’appartamento o l’antico scrittoio divenuto tavolo da pranzo. Nulla tuttavia deve superare in altezza la cassaforte, “non mi piacciono i mobili alti, tolgono lo spazio rimpiccioliscono la stanza, non ho messo pensili nemmeno in cucina”. Il risultato è in effetti quello sperato. C’è aria e leggerezza tra i gialli, gli aranci, e gli azzurri delle pareti.
Un’atmosfera stranamente vacanziera nel centro di Milano. Saranno i rintocchi delle campane della Chiesa delle Grazie, o l’odore del Glicine che sale dalla pergola del cortile. “La mattina vengo svegliato dal cinguettio degli uccelli, ed è un piacevole buongiorno”. Un periodo tuttavia che sta per concludersi. Emanuele Sella, che lavora in finanza, potrebbe presto chiudere casa, almeno per un po’. “Vorrei andare in Africa o in Estremo Oriente. Ho dei nuovi progetti. In questi tempi così difficili nel mio lavoro, ho bisogno di trovare di nuovo il mio entusiasmo”.

ANTENNE

Scatola magica

Protagonista del salotto di casa Sella è l’antico forziere di famiglia. Si tratta in realtà di un secretaire in mogano, in stile Impero con cassaforte incorporata. Due massicce ante a scomparsa con chiusura a chiave, blindano il forziere. Una volta aperto, si presenta con due serie di sette cassettini laterali e uno centrale. Esistono anche due scomparti segreti, che si posso aprire solo conoscendo un complicato sistema a molle. La cassaforte in ferro, può essere nascosta da una saracinesca in listarelle di mogano, collocata nella parte inferiore del forziere ed ornata di fregi, solo uno  dei quali si può aprire mostrando le serrature, grazie a un meccanismo a pressione. Il forziere apparteneva in origine a quel Gregorio Sella deputato del parlamento Subalpino.
Per Emanuele quel mobile è stato il “gioco” preferito della sua infanzia. Affascinato dal complicato meccanismo di apertura e dagli sportelli segreti si divertiva a cercare tesori in nascondigli mai scoperti prima.

Antica famiglia

Sulla sinistra , un ritratto dell’avvocato Paolo Bella Fabar, del ramo estinto della famiglia, originaria di Carrù in provincia di Cuneo.
Paolo Bella Fabar visse alla fine del XVIII secolo. Fedele a Casa Savoia, la sua famiglia aveva interessi in Liguria, precisamente a Savona, dove gestiva  una fiorente attività commerciale, trattando il sapone.
Maggiori sono le notizie del figlio Francesco Paolo Bella Fabar, che tra il 1846 e il 1849 ricoprì la carica di sindaco a Biella, medesima, carica assunta pochi anni dopo dal figlio Agostino che si sposò con una Sella senza avere figli.

Gli inizi dell’Expo

La stampa  in alto rappresenta l’ingresso del padiglione italiano all’Esposizione Universale di Parigi del 1867. L’equivalente, quasi 150 anni prima, dell’Expo di Milano del 2015. Alla manifestazione partecipò attivamente il bisnonno di Emanuele Sella, Giacomo, in rappresentanza di diversi industriali biellesi.
La storia delle esposizioni universali nacque a Londra nel 1851 allo scopo di dare vasta visibilità a tutti i settori della produzione umana, comprese le Belle arti. In particolare la manifestazione parigina del 1867 ebbe il merito di esporre, veri e propri “scorci di vita reale”. I visitatori potevano assistere in prima persona alla fabbricazione di oggetti di uso comune. L’Expo di Parigi ebbe un enorme successo con circa 15 milioni di visitatori. L’impianto architettonico progettato da G.B. Kranz a forma di elisse, prevedeva la disposizione concentrica di sette gallerie, ciascuna con una determinata classe di prodotti. Qui a destra, il chiostro di Santa Maria delle Grazie e il maestoso faggio rosso.