W. Eugene Smith – il tentativo di catturare l’anima di Pittsburgh

Lo scorso 16 maggio si è inaugurata, al MAST di Bologna, una mostra dedicata all’opera di una vita del grande fotografo americano William Eugene Smith.

L’esposizione, che durerà sino al prossimo 16 settembre, è stata organizzata dalla Fondazione MAST, in collaborazione con il Carnegie Museum of Art di Pittsburgh (Pennsylvania) ed è curata da Urs Stahel, critico e storico dell’arte d’origine svizzera.

L’evento, che si realizza in concomitanza col centenario dalla nascita dell’artista, regala un ritratto della città americana, tra i cardini dello sviluppo industriale di quel paese.

Non si tratta di una mera rappresentazione di processi infrastrutturali, quanto di una narrazione dell’intreccio inestricabile tra umanità e produzione.

L’artista

W. E. Smith nasce nel Kansas, a Wichita – nel 1928 – e si forma in fotografia all’Università di Notre Dame (Indiana).

Nel 1937, si sposta a New York, dove lavora, come fotoreporter, per riviste come Newsweek, Time, Fortune, e Life.

Applica la sua arte anche agli eventi del secondo conflitto mondiale, realizzando reportage dalle isole del Pacifico e dal Giappone.

Rientrato in patria, prosegue nel suo percorso visual e creativo, arrivando a esporre al MoMA Museum of Modern Art di New York, nel 1957 ed entrando a far parte della celebre agenzia Magnum Photos.

Da allora, inizia a intercalare i lavori con la sua opera più monumentale, la sequenza di suggestivi ritratti dello skyline di Pittsburgh,

All’inizio degli anni ’70, vive in Giappone, dedicando il suo lavoro alle lotte contro l’inquinamento. Organizza anche diverse esposizioni a Tokyo.

Tornato negli Stati Uniti, a Tucson (Arizona), tiene docenze universitarie e comincia a riordinare il suo enorme archivio personale, che dona all’Università locale. Si spegne proprio a Tucson, nel 1978.

La mostra

Il percorso espositivo è disegnato da una sequenza di 170 stampe vintage del Carnegie Museum, che mostrano volti ed eventi, testimoni di luce e oscurità, progresso e contraddizioni, ricchezza e alienazione, catturati a Pittsburgh, con un baricentro temporale negli anni ’50.

Smith ci mostra gli sconosciuti protagonisti dello sviluppo, le cornici urbane e le fabbriche, il movimento di oggetti e persone, nella magnifica ossessione di catturare l’anima della città.

Per citare il curatore:

… era un fotografo difficile, il suo modo di portare avanti le commissioni … era complesso, tortuoso … mai soddisfatto del layout delle immagini … alla ricerca di maggiore profondità, autenticità, verità, sospinto dal desiderio di … essere davvero pronto e presente nei rarissimi attimi in cui la verità della vita si manifesta nelle apparenze del mondo.

Il MAST di Bologna

Riprendendo la comunicazione istituzionale, la Fondazione MAST è un’istituzione culturale e filantropica, basata su tecnologia, arte e innovazione.

Ha l’obiettivo di  favorire lo sviluppo della creatività e dell’imprenditorialità tra le giovani generazioni e favorisce progetti centrati sul senso di identità e lo sviluppo di nuove idee o connessioni.

Per i credits. le immagini della galleria ci sono state gentilmente fornite da Chiara Cereda (ufficio stampa studio Lucia Crespi), per la comunicazione del MAST, il cui sito web vi consigliamo senz’altro di visitare.