I tre piani del villino liberty di Sigfrido Bartolini (1932-2007), a Pistoia, raccontano in ogni stanza la sua vita artistica e quella intima e familiare.

Pittore, incisore, scrittore, critico e polemista, legato ad Ardengo Soffici e a larga parte degli intellettualità italiana del secondo Novecento, Sigfrido Bartolini volle  sempre tenere uniti l’abitare alla sua attività artistica svolta nello studio-laboratorio.

Racconta la moglie, Pina Licatese Bartolini, ancora oggi instancabile custode della sua memoria, che fu lui personalmente a scegliere, al termine degli anni Cinquanta, la casa dove poi avrebbero trascorso i decenni a seguire insieme ai due figli Simonetta ed Alessio: era l’autunno del 1959 e Bartolini aveva anticipato a Pistoia la giovane moglie che avrebbe dovuto raggiungerlo da lì a poco da Roma. In pochi giorni arredò ogni singola stanza della casa: facendole trovare al suo arrivo il tutto confezionato come un regalo. Pina ancora oggi si commuove ricordando come le fosse toccato il compito strano e divertente di scartare per ore armadi, tavoli, poltrone e lumi.

Dal 2011 la casa, sempre abitata da Pina, è divenuta un museo privato che contiene moltissimi oggetti personali,  esplicitanti la concezione dell’artista dell’intimità domestica e il suo modo di interpretare la propria professione ed il proprio tempo. Tutto è un simbolo inequivocabile di cosa significasse per Bartolini fare arte e lasciare un’eredità culturale: le grandi opere in gesso raffiguranti la Venere di Milo, quella di Cirene ed i Fregi del Partenone testimoniano il suo debito alla classicità antica; la raccolta di anfore provenienti da tutte le regioni d’Italia testimonia la forza del suo legame con la cultura popolare;  la ricca quadreria che adorna le pareti della casa costituisce un percorso fondamentale e in gran parte inedito, attraverso le opere dell’artista (dai grandi affreschi staccati, agli oli, ai monotipi, alle matrici xilografiche) e più ampiamente nell’arte italiana del ‘900 di cui fu parte,  lungo i corridoi e in biblioteca si trovano Sironi, De Chirico, Soffici, Viani, Maccari, Costetti e molti altri.

Sigfrido Bartolini, considerato uno dei maggiori incisori del ‘900, praticò tutte le tecniche incisorie (xilografia, litografia, acquaforte-acquatinta) rafforzando il proprio rilievo internazionale con un libro illustrato su Pinocchio frutto di 12 anni di lavoro e promosso dalla Fondazione “Carlo Collodi” nella ricorrenza del centenario. E’ del 1983 l’uscita della monumentale edizione, composta di 309 xilografie in bianco e nero e a colori. “Mi è venuto in mente di illustrare Pinocchio e l’ho pensato come il lavoro della mia vita” dichiarava Bartolini in un’intervista rilasciata ormai anziano. L’intensità di quel lavoro lunghissimo, svolto sempre tra le pareti domestiche, ha dato alla casa, che oggi è possibile visitare, un aspetto ulteriore e ancora più intenso: quello di un luogo dove la Fiaba, quella di Pinocchio, avvolge il quotidiano, permeandolo in ogni suo aspetto. In casa Bartolini, infatti, i torchi per la grafica, le sgorbie e i bulini per l’incisione su legno, i banchi da lavoro, il modello del Burattino, che l’artista costruì per poterlo ritrarre, e tutti i numerosi oggetti, che egli tenne con se per riprodurli nel libro, ci parlano ancora dell’universo favoloso e un tempo reale della Toscana di Carlo Collodi.

Se ci si trova in casa Bartolini, infine, non si può non visitare la ricca biblioteca, posta nello studiolo al piano terra, che documenta la formazione intellettuale dell’artista e la sua vocazione di studioso e critico d’arte.  E anche l’archivio, collocato nella soffitta dalle finestre ampie e aperte sulla montagna Pistoiese, obbliga ad una sosta, perché è forse il principale latore dell’intensa relazione che Sigfrido Bartolini ebbe con tutta la cultura della seconda metà del ‘900.

Per chiudere, un consiglio: usciti dalla porta di casa e attraversato il grazioso giardino, in pochi passi si è alla vicina Chiesa dell’Immacolata. Qua è possibile ammirare l’ultima imponente opera dell’artista risalente al 2006: 14 Vetrate in tessere legate a piombo, che hanno come oggetto le 7 Opere di Misericordia ed i 7 Sacramenti.