Oltre duecento opere a Le Stanze del Vetro

“Il vetro è un materiale pazzesco, molto misterioso, trasparente, fragile. Dietro il vetro c’è, inutile che lo dica, un universo di esperienze secolari. In occasione di una delle prime Triennali, dopo la guerra, mi hanno chiesto di fare un vetro e mi ricordo che allora facevamo delle palle con disegno scozzese, c’erano cioè righe chiare e scure che si intrecciavano. È stata la mia prima esperienza di questa attività”. Ettore Sottsass

San Giorgio Maggiore a Venezia sta festeggiando “Ettore Sottsass: il vetro”, la mostra che celebra il centenario dalla nascita dell’architetto italiano con le sue opere interamente di vetro e cristallo. Dal 10 aprile al 30 luglio 2017.

Sono esposti oltre duecento pezzi realizzati tra il 1947 e 2007, provenienti per la maggior parte dalla raccolta Mourmans ed esposti per la prima volta.

Così come viene realizzata per la prima volta una mostra di Sottsass in tema vetro e cristalli: per l’occasione, viene pubblicata la prima raccolta delle sue opere in vetro.

Ma chi era Ettore Sottsass?

Classe 1917, pittore per vocazione e architetto per  volontà del padre, Ettore si trasferisce negli anni ’40 a Milano dove collabora con la Triennale allestendo e organizzando la sezione dell’artigianato.

Vuoi per casualità, vuoi per curiosità, è proprio qui, in questa occasione, che inizia ad appassionarsi alla lavorazione del vetro e che non smetterà mai di amare.

Da allora avvia numerose collaborazioni con le più importanti vetrerie dell’epoca, Vistosi, Toso Vetri d’Arte, Alessi, Fontana Arte, Serafino Zani, Swarowski.

“Il vetro, come la ceramica del resto, ha un’altra qualità strana: entra nel fuoco e non si sa cosa va dentro. Poi di colpo esce un oggetto puro perché bruciato dal fuoco, un oggetto di una purezza totale, di una intangibilità sica totale. Il vetro è uno spettacolo.” racconta con passione Sottsass

Una mostra a cura di Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, e per l’allestimento ci ha pensato Annabelle Selldorf.

Via – Artribune

Per immagini – Le stanze del vetro