Enrico Baj raccontato a Milano in una mostra gratuita

Tra le belle mostre ospitate quest’anno a Milano c’è Enrico Baj. L’arte è libertà, presso la Fondazione Marconi. È stata inaugurata martedì 7 Novembre ed è visitabile fino al 27 Gennaio ad ingresso gratuito, quest’importante retrospettiva.

Protagonista è appunto Baj, versatile esponente della corrente surreal-dadaista che nel 1951 dà vita –insieme a Sergio Dangelo – il Movimento Nucleare.

Qualche anno dopo conosce Asger Jorn: con lui fonda il Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista. Il fine è schierarsi contro la razionalizzazione dell’arte imposta dalla società. André Breton, suo grande ammiratore, non solo lo invita a esporre assieme ai surrealisti in Francia ma gli dedica anche un saggio approfondito.

L’arte come lotta contro il potere

Una lunga carriera ispirata dalla lotta contro le prevaricazioni lo rende una delle più importanti personalità artistiche dell’epoca. Grande amante dei mosaici, Baj ha infatti dichiarato guerra agli abusi con la serie dei Generali o le Parate militari.

La mostra prende le mosse da una delle sue frasi più celebri:

“La pittura è una via – una via che ho scelto – verso la libertà. È una pratica di libertà”.

Ed ospita, naturalmente, tutte le opere fondamentali della sua carriera, come le tele del ciclo L’Apocalisse, che illustra i peccati capitali della nostra società, e le realizzazioni degli Anni 50 legate alla riflessione sull’energia atomica. Per questo motivo la mostra si rende una delle più politiche retrospettive sull’autore. A sottolinearlo la presenza de I funerali dell’anarchico Pinelli, un’opera del 1972 spesso considerata la nostra Guernica degli Anni di piombo.

Ad arricchire l’esposizione dell’artista c’è poi una selezione di opere grafiche esposta nell’attiguo Studio Marconi 65.

La tensione del potere, l’immaginifica potenza dell’arte, la costruzione di un ordine sociale attraverso la riflessione culturale: sono gli elementi più importanti della rivoluzione attuata da Enrico Baj. Ed è finalmente possibile rendergli giustizia visitando la mostra.