Dopo l’attenzione (e l’attesa) per la vernice e l’apertura ufficiale per il pubblico avvenuta solo il 26 Maggio, non si arresta il fermento dedicato alla Biennale Architettura 2018. Proseguirà fino al 25 novembre, richiamando visitatori da ogni dove, ma quest’anno la vera novità riguarda il Padiglione della Santa Sede, alla sua prima presenza all’esposizione che incanta con il progetto Vatican Chapels dislocato nel bosco dell’estremità dell’Isola di San Giorgio Maggiore, aperta per la prima volta al pubblico.

Vatican Chapels alla Biennale Architettura 2018

Vatican Chapels è un percorso per lo spirito

Un debutto acclamato da critici e pubblico che sicuramente verrà ricordato come uno degli eventi più importanti della 16 Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Si inizia lasciandosi alle spalle, o al di là della laguna, il vociare e la folla dei Giardini e dell’Arsenale per entrare in un’atmosfera di silenzio e di calma: Vatican Chapels si lascia visitare all’insegna della lentezza del proprio incedere, un invito alla calma e all’attenzione da riporre ai dettagli e alle storie che hanno ispirato le dieci cappelle (+ 1) all’ombra dei grandi alberi che popolano l’estremità dell’isola e i suoi sentieri. Un percorso per gli occhi e la mente, ma anche per lo spirito che qui trova un momento di meditazione.

Vatican Chapels alla Biennale Architettura 2018

Curato da Francesco del Co, il progetto di Vatican Chapels si compone di dieci cappelle e un padiglione espositivo. Quest’ultimo, allestito all’ingresso e che prende il nome di Asplund Pavilion, espone i disegni e il plastico della cappella nel bosco, la Skogskapellet di Gunnar Asplund, dalla quale le dieci cappelle traggono spunto: Aspund la definì come un “luogo di orientamento, incontro, meditazione casualmente o naturalmente formatosi all’interno di un vasto terreno alberato, inteso quale fisica evocazione del labirintico percorso della vita e del peregrinare dell’uomo in attesa dell’incontro”.

Dieci architetti per un’unica domanda

Dieci gli architetti chiamati a creare le diverse cappelle nell’inedito spazio prescelto. Così in un luogo sospeso tra cielo e acqua, isolato eppure al centro di un’esposizione incredibile, lontano eppure vicino, ecco sorgere i diversi progetti, tutti privi di schemi canonici, svincolati dall’essere credenti o dal non esserlo, ma tutti accomunati dall’avere un altare e un leggio. Un mix di stili differenti, materiali e forme in cui la domanda a cui la risposta viene lasciata a ciascuno dei visitatori aleggia nell’aria: nell’era della contemporaneità, quale luogo è maggiormente adatto a vivere la spiritualità?

Dalla cappella minimalista a quella nomade

C’è la cappella minimalista dell’architetto portoghese Eduardo Souto de Moura, con la quale ha vinto il Leone d’Oro come miglior partecipante; quella che incornicia la laguna e si integra con gli alberi del bosco in legno e acciaio di Norman Foster; l’italiano Francesco Cellini punta su una cappella che sia una riflessione fatta da un non credente; Sean Godsell si lascia ispirare al nomadismo della contemporanea e propone una cappella per essere trasportata e ricollocata ovunque; quattro travi in acciaio, splendenti sotto la luce del sole estivo, sono il progetto di Carla Juaçaba; Javier Corvalán propone uno spazio sacro contraddistinto da un grande cilindro sospeso con una croce tridimensionale; gli architetti spagnoli Ricardo Flores ed Eva Prats, presentano la cappella studiata per ricevere il primo sole del mattino, attraverso l’apertura circolare della parete di fondo.

Vatican Chapels alla Biennale Architettura 2018

Gli architetti di Vatican Chapels:
– Francesco Cellini, Italia
– Smiljan Radic, Cile
– Carla Juaçaba, Brasile
– Javier Corvalán, Paraguay
– Sean Godsell, Australia
– Eva Prats & Ricardo Flores, Spagna
– Eduardo Souto de Moura, Portogallo
– Norman Foster, Regno Unito
– Andrew Berman, USA
– Terunobu Fujimori, Giappone

Vatican Chapels alla Biennale Architettura 2018